Si tratta di una pratica fondamentale e molto importante in Veneto, perché correlata all'immancabile polenta.
In dialetto veneto-vicentino, scartossare è verbo che indica l'azione della sfogliatura, e cioè togliere le foglie che avvolgono le pannocchie di granoturco (i scartossi), per poter poi procedere alla sgranatura (scaolare) e consentire l'utilizzo dei preziosi grani. E' chiamato scartosso, in genere, qualsiasi cartoccio in cui risulta avvolto o si avvolge (incarta) qualcosa.
La raccolta del granoturco nei campi avveniva a mano, procedendo tra le file con una cesta nella quale mettere le pannocchie che venivano staccate dal gambo, poi riversate in un carro e portate nei portici sui quali si attestavano stalle con soprastanti fienili.
Le lavorazioni seguenti erano tre:
Tuttavia, una parte del raccolto veniva trattenuto ad uso famigliare, come granaglia per le galline ed altri animali di bassa corte, e, previa macinatura, per farne farina (farina gialla) da polenta, da mangiare appena cotta sul caliero (paiolo), appeso sul caminetto o posizionato tra i cerchi (che si toglievano) della stufa, o cucina economica, la fornela in dialetto, oppure, e soprattutto, abbrustolita in graticola sulle braci dei caminetti (brustolà in gradela).
Nei periodi autunnali e freddi la fornela con caliero e polenta, magistralmente riprodotti da Giorgio, non mancano mai nelle nostre manifestazioni, così come non manca mai (in ogni periodo dell'anno) l'inno pantomimico alla polenta.