Anche in Veneto, come dappertutto, vivono creature di un mondo invisibile agli umani, quali folletti, fate, streghe, maranteghe, orchi, basilischi, gnomi, elfi e via elencando, esseri che in ogni contrada hanno alimentato credenze e storie misteriose, alcune delle quali sopravvivono in taluni modi di dire dialettali, di cui spesso si ignora la provenienza o il vero significato (es. la siga come na anguana, l'è come un salbanelo, ...).
Sorprendente rileggere come ogni epoca abbia tipizzato una sorta di mondo parallelo a due dimensioni: da una parte la spiritualità (con le sue divinità e religioni) dall'altra l'arcano (con il suo carico di magie, sortilegi, sventure, destini), entrambe capaci, però, di spiegare l'inspiegabile, di dare certezze all'incontrollabile, quindi tutte e due misteriose in grado di generare un timore reverenziale.
Tutto questo ricco e variegato mondo "immaginifico", testimone di tempi oramai perduti e spesso utilizzato per spiegare fenomeni naturali o per descrivere l'invisibile o il soprannaturale, rischia purtroppo un indecoroso oblio se non viene tramandato ai posteri, se non diventa una sorta di reliquia nelle memorie presenti e future.
In questo modo sarà sempre possibile incontrare:
Nota: folletto, quale creatura immaginaria tipica delle tradizioni popolari, ha il suo etimo nel latino follis, il mantice utilizzato per gonfiare, da cui un essere pieno d'aria in testa, quindi folle, pazzerello, dalla natura incostante, ma con capacità magiche, ora buone ora cattive.